Propriocettività: L’esercizio perfetto per un cliente alla prima esperienza
- info3157982
- 10 feb 2021
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 15 feb 2021
Se come me sei un insegnante sicuramente ti sarà capitato di chiederti quale potrebbe essere un allenamento vincente ed efficace da proporre a un nuovo cliente che parte da zero. Non mi riferisco a qualcuno che parte da zero con te ma che ha già esperienza alle spalle; mi riferisco alle persone che non hanno mai fatto movimento seriamente e si rivolgono a un professionista per essere motivati a seguire un percorso di allenamento insieme.
Se ti ritrovi in quest’ultima categoria, ottimo comunque. Avrai più possibilità per capire come scegliere un personal trainer valido, o comunque capire come impostare un efficacissimo primo allenamento.
Il primo training si sa, è letteralmente un’esperienza super costruttiva anche per il trainer perché è da questi primi passi che si muovono insieme al cliente che si può stringere un rapporto che consenta a entrambi una collaborazione a lungo termine.
I dubbi chiaramente sono moltissimi e l’intenzione migliore dovrebbe essere quella di proporre al nuovo arrivato un allenamento della giusta intensità che gli permetta di tornare a casa con il sorriso e un “è proprio quello che cercavo” come pensiero fisso.
Ma qual è l’allenamento ideale da proporre a un nuovo cliente?
Se c’è una cosa sicuramente da fare, è assolutamente uscire dall’idea che distruggendolo di fatica si faccia colpo.
Mettiamoci nei panni del nuovo cliente: siamo Flavio di 45 anni, leggermente sovrappeso, abbiamo passato gli ultimi trent’anni a procrastinare ogni buona intenzione di metterci a regime, non sappiamo cosa sia la verdura e l’idea di fare fatica ci fa venir voglia di piangere perché l’unica cosa che abbiamo sollevato per anni sono state le tapparelle, la forchetta e la birra.
Sotto consiglio di medici e familiari ci convinciamo di rivolgerci a un personal trainer e troviamo Ernesto.
Puoi immaginarti Ernesto come meglio preferisci ma occhio a cosa succede.
Per un’ora, dopo un riscaldamento di 10 minuti di camminata in pendenza sul tapis roulant, facciamo una sessione “full body” dove pompiamo acido lattico ovunque, veniamo spaccati di crunch, affondi, circuitino finale e di “dai dai dai ancora uno… ANCORA UNO!!” di Ernesto per i restanti 50 minuti incurante del nostro disagio,
Il giorno dopo siamo completamente devastati di dolori muscolari a noi completamente sconosciuti (siamo nei panni di Flavio, ricordati) e non abbiamo minimamente capito nulla dell’importanza di muoverci. Non abbiamo capito come e cosa ascoltare, come percepire le diverse parti del corpo, come respirare. Cosa più importante, non abbiamo capito IL PERCHE’ sia importante muoversi.
Come succede in molti casi, cresce in noi la convinzione che muoverci non faccia al caso nostro e molliamo.
“Meglio il giorno e notte.” (se non sai di cosa parlo, sei troppo giovane. Vergognati)
Ernesto ha molto probabilmente perso il cliente.
COME EVITARE TUTTO QUESTO?
La chiave di questo articolo sta tutta nelle precedenti righe.
La persona che si rivolge a noi e si muove seriamente per la prima volta per una lezione di movimento dovrebbe tornare a casa quasi con un senso di “realtà aumentata”. Dovrebbe riuscire a respirare meglio, attraverso le endorfine sentirsi più fresca, di buon umore ed energica. Dovrebbe sentirsi alleggerita dalle tensioni, divertita e grintosa di voler scoprire di che cosa sia veramente in grado di fare. Dovrebbe aver chiaro il PERCHE’ è importante cambiare stile di vita e scegliere Noi come supporto e guida per il suo nuovo percorso, dunque…
La via migliore è stimolare la propriocettività.
Per propriocettività si intende la percezione del proprio corpo nello spazio e se vuoi conoscere nel dettaglio tutti i benefici – e sono tantissimi credimi - che si ottengono allenando questa capacità del corpo, devi leggere assolutamente il libro (sono 100 pagine) di Dario Riva, “Ghepardi da salotto”.
Voglio andare oltre la teoria tradizionale e passare direttamente a una trasformazione estremamente pratica di questo concetto. Per approfondire la teoria che governa questo processo, oltre il libro puoi trovare infiniti articoli nel web.
Nella pratica, gli esercizi possono essere molteplici ma il focus dev’essere sempre uno: portare la persona all’ascolto e al contatto mentale con le diverse parti del corpo in movimento.
Non stiamo parlando dei classici esercizi come gli squat sulla tavoletta propriocettiva ma vogliamo avere un’idea precisa di un allenamento mirato per una persona senza pregressi atletici.
Facciamo degli esempi pratici prendendo di riferimento solo quattro aree di lavoro valutando, in prima persona, come un’esperienza può svoltare in meglio semplicemente considerando quanto segue.
Torniamo nei panni di Flavio!
I PIEDI
Innanzi tutto Ernesto (questa volta in versione professionale) ci fa togliere le scarpe. Solo questo atto, abituati ad avere i piedi imbrigliati nelle scarpe 14 ore al giorno ci colpisce e ci porta inevitabilmente a uscire dalla nostra sfera di comfort… ma con delicatezza. Ne capiamo subito l’importanza perché ci viene spiegato che suole spesse 2 cm soffocano l’unico contatto che abbiamo con il terreno impedendo al piede di sviluppare la sua naturale adattabilità. Mica lo sapevamo che il piede avesse ventisei ossa!
Iniziamo la sessione rimanendo in equilibrio sull’appoggio di un piede, mantenendo le braccia al petto per sentire i movimenti di tutta la pianta, polpacci, peronei. La nostra attenzione non è più rivolta ai nostri stress quotidiani ma è focalizzata all’ascolto del contatto tra il pavimento e la pianta del piede.
Dopo aver cambiato gamba, riproviamo qualche secondo con gli occhi chiusi, un tempo tale che ci consenta di percepire uno stimolo di lieve intensità ma sufficiente da avermi fatto fare esperienza di qualcosa di nuovo. Ernesto in tutto questo ci racconta e spiega l’importanza di lavorare senza scarpe e di quanto la mappa neurale del piede sia sensibile quanto un bulbo oculare. Si migliora la stabilità della caviglia (che è la prevenzione di tante storte e cadute), l’equilibrio e la concentrazione. WOW!
LE MANI, I POLSI, LE BRACCIA
Con lo stesso principio, Ernesto, ci fa mettere a gattoni e ci mostra come sciogliere i nostri polsi appoggiando le mani a terra in diverse posizioni. Ernesto condivide con noi il fatto che la rigidità nei movimenti che stiamo facendo in questo momento, è sintomo di tantissime patologie ormai divenute comuni nella nostra società a causa di un ridottissimo utilizzo di queste strutture. All’ascolto di queste parole ci sentiamo bene: è proprio quello che stiamo imparando! Quanti problemi stiamo prevenendo? L’attenzione ci viene portata sulle scapole; anche se non ci è facile muovere questa parte con armonia, Ernesto dice che è normale. Facciamo delle rotazioni, adduzioni, abduzioni con le scapole sia con le mani in appoggio a terra sia con le braccia libere e capiamo quanto non avessimo mai considerato questa parte del corpo e quanto sia di fondamentale importanza prenderne coscienza se vogliamo diventare forti, sia a spingere sia a tirare.
LA COLONNA
Continuiamo facendo dei movimenti con il nostro tronco; curviamo la schiena e la estendiamo, facciamo delle rotazioni e cerchiamo di esplorare, rimanendo in quadrupedia, quanti movimenti il nostro tronco è in grado di fare e capiamo quanto poco lo muoviamo durante il giorno.
Ernesto porta la nostra attenzione prima sul respiro, rendendolo coerente con i movimenti del torace e poi sulla “parte alta” della nostra schiena. In quella zona c’è la parte dorsale della colonna vertebrale, così dice che si chiama, ed Ernesto ci spiega che è importantissimo mobilizzare quella parte della colonna perché a causa della sua rigidità, la colonna cervicale e quella lombare assorbono i movimenti che la dorsale non è in grado di fare causando tantissimi principi comuni di mal di collo e mal di schiena. Ah, ha detto anche che nella colonna c’è il midollo spinale che è parte del sistema nervoso, il nostro cervello. Per questo il nostro nuovo PT sottolinea che è fondamentale prendersene cura!
LE GAMBE
Prima di tutto. Ernesto ci mostra la posizione dell’accosciata. Ricordiamo che da bambini la sapevamo fare ma ignoravamo che in realtà un corpo sano dovrebbe riuscire a mantenere quella posizione tranquillamente anche da adulti! E’ sia una posizione di riposo, sia la posizione che naturalmente dovremmo usare per “andare di corpo”. Falliamo il tentativo di stare in accosciata ma ancora prima di abbatterci di morale, il nostro PT ci rassicura dicendo che è solo questione di rimettersi spesso in quella posizione e in pochi mesi, naturalmente il corpo ci concederà più range di movimento sbloccando la rigidità di schiena, anche, ginocchia e caviglie che abbiamo accumulato in tanti anni di sedentarietà.
In pochi mesi risolveremo problemi causati da 30 anni di trascuratezza ed evitiamo problemi viscerali, digestivi e posturali. Pazzesco!
OK, disincarniamo Flavio.
Potremmo veramente andare avanti giorni e giorni a fare esempi ma vorrei che il concetto fosse chiaro. E’ evidente che le due esperienze di allenamento siano davvero una l’opposto dell’altra ma come prima esperienza non bisogna puntare allo sforzo e all’affaticamento muscolare, ma ad aumentare la percezione che la persona ha di se stessa e del suo corpo a 360°.
Non c’è nulla di più fastidioso che sentirsi obbligati a fare qualcosa di cui non capiamo il motivo. Fare fatica, sforzo, dev’essere una graduale conseguenza di una scelta che viene compresa coscientemente e non la priorità per chi non sa neanche di avere un bacino e una colonna vertebrale! La “fatica” in generale deve essere il mezzo per un fine che abbiamo ben chiaro in mente e che dobbiamo trasmettere al cliente:
la salute del nostro corpo.
L’esperienza che deve portarsi a casa il nuovo allievo dev’essere una vera e propria rivoluzione positiva.
Adesso non sto dicendo che questo sia l’approccio infallibile per trasferire il 100% del benessere al cliente. Chiaramente le cose si fanno in due e in primis anche la persona che si rivolge a noi dev’essere aperta al cambiamento.
Una cosa è certa. Il personal trainer è un professionista che DEVE avere la salute del cliente come priorità e ha l’obbligo morale di consigliare a lui la strada migliore per raggiungere uno stato di benessere fisico, mentale ed estetico solo come diretta conseguenza di una programmazione corretta e rispettosa del corpo.
Il guadagno economico è solo il passaggio finale di tutto questo.
Non dico che non sia importante, dico che il processo non deve avvenire al contrario. Se pensiamo solo al profitto saremo facilmente “corruttibili” e porteremo a far decidere il cliente anziché noi che siamo gli esperti. Ci concentreremo in strategie di marketing per la vendita ignorando che far percepire un’esperienza grandiosa alla persona è la strada non infallibile, ma sicuramente la più efficace per vendere.
Questo avviene per due motivi:
Alle persone interessa quanto le abbiamo a cuore e preferiscono spendere i loro soldi con qualcuno che abbia a cura la loro salute. Questo, abbinato a competenza tecnica garantisce il 98% delle vendite.
Lasceremmo l’impressione di aver avuto a che fare con un professionista che conosce a fondo quello che dice e trasmette salute fisica e mentale, anche qualora non chiudessimo la vendita.
Quest’ultima parte non può che giocare a nostro favore per il “passaparola” in futuro e la tua reputazione. Ricordati che la gente parla e ama confrontarsi!
Bisogna quindi far sì che il nuovo protagonista si porti nel cuore la volontà di scegliere consapevolmente di iniziare un percorso di crescita e miglioramento personale attraverso il movimento, con l’esperienza che ha potuto vivere e con i benefici che grazie a noi ha potuto comprendere.
L’unico “peso” che gli è concesso portare è il chiedersi come mai non abbia iniziato prima.




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